Stati Generali della Natalità: una bella occasione per riflettere oscurata dal rumore delle polemiche
L’Italia (ma anche tutta la ricca Europa) ha un problema serio: invecchia e non fa più figli.
Siamo arrivati a tassi di nascita pari a meno di un figlio per donna e questo non è un tema che ha ripercussioni solo sulle pensioni, ma anche sul mercato del lavoro e sì, anche le politiche sociali.
Perché quando hai meno nati, hai meno giovani e quindi meno voti.
Solitamente chi ha un ruolo politico guarda molto al consenso elettorale nelle scelte. Perché il politico dovrebbe fare scelte che convengano ai giovani se il bacino elettorale è anziano?
Sono una convinta sostenitrice delle libertà e delle libere scelte. Avere un figlio non è un obbligo, ma una scelta di amore e fiducia nel futuro.
E’ una libera scelta volere o non volere un figlio, mentre non lo è dover scegliere tra maternità e lavoro, tra maternità e studio
Sì, lo studio, perché per una donna, terminare gli studi, significa mettere basi solide per la propria libertà e indipendenza, economica e di pensiero. Gli uomini possono andarsene, i figli volano ma i titoli e le competenze restano, spesso si evolvono.
Gli Stati generali della Natalità sono un’occasione importante di discussione tra visioni del mondo diverse. Solo così è possibile avviare dei ragionamenti per riflettere e trovare risposte a un problema complesso come il crollo della natalità nei paesi occidentali. Le coppie non fanno più figli, perché non vogliono e perché non possono (incidenza del tasso di fertilità e reddito).
Per questo motivo a me ha fatto molto male vedere come la polemica contro la ministra Roccella abbia completamente oscurato gli approfondimenti relativi alla natalità e alle idee di supporto alla genitorialità, che significa: politiche fiscali, welfare, servizi e qualità della vita.
Avere dei figli significa uscire dall’ego, fare delle scelte, prendersi delle responsabilità, crescere.
Avere dei figli significa creare una comunità, mettere un seme a partire dal nulla, parlare di noi più che di io e, credetemi, ne abbiamo tutti un gran bisogno.
Avere un figlio oggi significa due cose: privilegio o esposizione al rischio povertà. Questa è scelta?
Io avrei voluto essere a Roma per gli stati generali della natalità. Un’occasione per riflettere su una realtà complessa, un problema complesso, che non può essere risolto con gli slogan né con un bipolarismo “o noi o loro”.
Il rumore ha soprasseduto l’ascolto e il dialogo. Ha dato spazio alla rabbia, ai muri e non ai ponti. Perché la famiglia è un ponte, di rispetto reciproco e di apertura al mondo, in tutte le sue differenze.
Volete cambiare il mondo? “Fate figli e fate politica”, per citare le parole di Don Matteo Prodi in occasione del funerale di Flavia Franzoni coniugata Prodi.
Io le mie scelte le ho fatte, ho potuto farle, ma così non è per tutti, per tutte.
Spero vivamente che la Fondazione per la natalità, e in particolare il presidente Gigi de Palo, continui sulla strada del dialogo e non si arrenda al rumore di chi protesta o di chi si offende. Abbiamo tutti bisogno di idee e di occhi nuovi per leggere e interpretare il mondo.