Patti di collaborazione: Pirotta (PD) – bene che l’interrogazione sia stata occasione per parlare di Piazza Risorgimento, ma forse le strade sono anche altre.
L’interrogazione sui patti di collaborazione nasce il 20 ottobre a Gorizia, in un incontro tenutosi al festival Rethinkable in cui partecipava Labsus come relatore, l’associazione che sta promuovendo l’informazione, formazione e creazione dei patti di collaborazione tra amministrazioni e cittadini, la nuova frontiera dell’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale previsto dall’art. 118.
Pordenone è uno dei 4 comuni del Friuli Venezia Giulia ad aver adottato il regolamento per i patti di collaborazione. E lo ha fatto con la delibera delibera n. 50 del 14 dicembre 2015. Con il cambio amministrazione il regolamento è finito praticamente nel dimenticatoio, nascosto nei meandri di mille altri regolementi burocraticizzati. Lo spirito dei patti di collaborazione è altro: semplificazione e accessibilità. Questi dovrebbero essere i due pilasti e per questo abbiamo chiesto in Consiglio, che l’amministrazione lavorasse per mettere sulla homepage del sito, in una sezione dedicata, il link diretto a conoscere lo strumento dei patti di collaborazione.
Ma che differenza c’è tra un patto di collaborazione per i beni comuni e un’associazione? L’associazione si prende cura del benessere delle persone. Il patto di collaborazione per i beni comuni nasce per la cura degli oggetti, dei beni materiali.Poi ha delle conseguenze benefiche anche sulle persone, ma nasce con un focus, preciso, sui beni. Una panchina è un bene pubblico (di nessuno) o un bene comune (di tutti)? Parlare di beni comuni serve ad innestare un processo virtuoso di forma mentis per prendersi cura degli spazi comuni rompendo lo schema dell’individualismo. Si vuole partire da Piazza Risorgimento? Va bene, ma le strade sono altre, forse meno complesse. Capiamolo anche con un esempio più diretto, legato all’attualità della spazzatura.
Prendiamo il centro polisportivo Gino Rossi (o ex-fiera). Con i suoi splenditi tigli c’è l’effetto naturale e di gestione delle foglie. La pulizia delle foglie che viene programmata dall’amministrazione è sufficiente? No, e infatti, spesso, alcuni gestori degli spazi della palestra si attivano per tenere puliti i vialetti e gli accessi. Con la nuova gestione della spazzatura, in particolare, a chi compete il pagamento della tariffa (con la richiesta del bidone)? Al comune o al cittadino che si prende cura di tenere pulito quello spazio, pubblico o comune a seconda del punto di vista. Un patto potrebbe essere che l’amministrazione mette a disposizione i bidoni, il cittadino tiene pulito senza pagare i 30 euro del bidone.
Un esempio più immediato è il commerciante o il cittadino che si trova davanti all’ingresso un’aiuola spoglia e poco curata. Vorrebbe mettere dei fiori. La collettività avrebbe beneficio nel vedere un nuovo spazio curato e colorato, ma il cittadino volenteroso, potrebbe farlo? No, a meno che non ci sia un patto tra amministrazione che dica chi fa cosa, magari indicando al cittadino che può mettere determinati fiori o piante piuttosto di altri perché non sono del territorio o sono infestanti. Ma serve un patto e alla base serve il regolamento che Pordenone ha già: deve solo rispolverarlo, renderlo accessibile nella lettura come nella consulenza da parte degli uffici comunali. A quale ufficio, come cittadino, dovrei rivolgermi per presentare la mia idea? Io, intanto, ho dato una prima traccia per studiare con il libro “I custodi della bellezza” di Gregorio Arena, già professare ordinario di Diritto Amministrativo. Spero che il Sindaco Alessandro Ciriani e il Consigliere Rossi ne traggano interessanti spunti di riflessione. Noi siamo qui anche per collaborare su questo tema.
riascolta qui la discussione in Consiglio Comunale