Linguaggio per la parità di genere in Consiglio Comunale. Per favore, la parola lasciatela alle donne.

14 Ottobre 2024

Linguaggio per la parità di genere in Consiglio Comunale. Per favore, la parola lasciatela alle donne.

14.10.2024 – Da pochi minuti si è concluso il consiglio comunale. Sono rientrata a casa, con la cena riscaldata e i miei figli che dormono.

Vengo fuori da un consiglio comunale dove, per l’ennesima volta, salta fuori i tema del linguaggio di genere nelle sedi istituzionali. Una battaglia di civiltà e cultura che però può essere portata avanti solo dalle donne e non per bocca di uomini che a parole sono tutti per la parità e la valorizzazione delle carriere femminili per merito e competenza, salvo poi indispettirsi quando le quote (o la moda) premiano le donne. E se fosse solo talento?

Io, da donna, dopo un anno di appartenenza alla Conferenza delle Donne Democratiche ho imparato ad apprezzare (e utilizzare) la parola “consigliera

Alcune frasi tratte da #staizitta di Michela Murgia

comunale” piuttosto che “consigliere”. Ho iniziato anche a scriverlo nella corrispondenza, ma riconosco, che è stato necessario un tempo di maturazione e consapevolezza sull’importanza della parola.

Per questo reputo importante che la parola sul linguaggio di genere sia di competenza esclusivamente femminile, e siano le donne a dover scegliere se farsi chiamare assessore o assessora (per quanto mi riguarda assessore è genere neutro quindi va bene per tutti).

Gli uomini, più che dare lezioni alle donne sulla “a” e sulla “e”, comincino a rispettare le donne con l’esempio. Chiamatele correttamente con il cognome da nubile (più che usare il cognome del marito) senza limitarvi al nome o al soprannome, come “stella” o “piccolina”.

Riconoscete i loro titoli di dottoresse (perché laureate) invece di limitarvi a chiamarle signore o signorine. Date fiducia con complimenti sul merito (sei stata brava) piuttosto che limitarvi all’estetica, anche con classifiche di dubbio gusto in una scala da uno a 10.

Dare l’esempio è la più grande forma di rispetto che possiate avere. Vi farebbe fare una più onorevole figura del discutere a vuoto su un tema che non vi riguarda, perché i muri voi li avete costruiti e non li vivete.  A noi donne il compito di abbatterli anche con una parola bellissima che si chiama “sorellanza”. Ce la faremo?

Cordialmente

Consigliera Irene Pirotta

 

Articolo del Messaggero Veneto del 15.10.2024 che spiega l'antefatto