La mia casa è il PD: plurale, europeista, istituzionale e non populista
23 Marzo 2024
Io nel gruppo misto? La mia casa è il PD per i valori che mi appartengono: un partito plurale, europeista, istituzionale non populista.
Ho scelto di tesserarmi nel PD per la prima volta nel 2019 per i suoi valori: il pluralismo e l’europeismo prima di tutto, ma anche la capacità di approfondire i temi nel pieno rispetto delle istituzioni.
E’ vero, i rapporti tra me e il mio capogruppo Conficoni non sono idilliaci, ma ricadono nella sfera umana dei rapporti personali, per cui con alcune persone ci si trova meglio e con altre meno.
Nel PD ci sono molte persone con cui mi trovo allineata per la stessa visione di pensiero che significa un rispetto indiscutibile delle istituzioni, un partito aperto al confronto, alle idee vocato quindi a crescere e governare. Un partito che rifugge dal populismo ed è in grado di fare sintesi accogliendo e rendendo suo anche un pensiero moderato e riformista. Stefano Bonaccini è l’esempio per eccellenza del partito in cui mi riconosco e che oggi trova nell’Emilia-Romagna il suo modello di buon governo.
Per quanto riguarda le polemiche scoppiate in consiglio regionale sullo statuto del PD vorrei rassicurare i colleghi di FdI e M5S sull’interpretazione dell’ incompatibilità delle cariche nel PD tra consiglio regionale e comunale.
Lo statuto è stato scritto in un periodo in cui l’entusiasmo era forte e le persone non mancavano, anzi, le si metteva alla porta se avevano una militanza nel civismo. Altri tempi se si pensa che oggi, per le europee nel PD si pensa di mettere esponenti della società civile ad aprire le liste e nelle prossime amministrative (che coinvolgeranno 115 comuni del Friuli Venezia Giulia) il Pd oltre al simbolo non ha neanche dei riferimenti civici.
Abbiamo bisogno di un partito che forma nei territori e i consiglieri regionali hanno un ruolo in questo oltre a far da tramite tra la normativa regionale e i consigli comunali . Cosa ben diversa e ritenuta inopportuna da molti, e’ fare il consigliere regionale e il capogruppo nei consigli comunali perché catalizza l’attenzione , la visibilità e rischia di non far crescere il resto del gruppo, soprattutto le nuove leve. C’è un dovere di ricambio generazionale nel nostro statuto oltre che un codice etico.
Lo statuto del PD nazionale può essere modificato solo dall’assemblea nazionale quindi non ha alcun senso chiamare in causa i consiglieri regionali
Messaggero veneto 22 marzo
Tornando al mio passaggio al gruppo misto emerso sulla stampa ci tengo a precisare che è un’ipotesi che farebbe comodo solo ai miei avversari, perché andrebbe a minare la mia credibilità per isolarmi e silenziarmi irrimediabilmente.
Sono stata eletta con 187 preferenze in un Partito e non in una forza civica, per cui, nel rispetto del mandato elettorale che mi è stato dato, porterò a termine il mandato nel rispetto del mio elettorato e della città di Pordenone. Lotterò con tutte le mie forze per continuare a dare voce al mio pensiero e alla mia visione del mondo che richiede confronto più che scontro, dialogo e ascolto più che spot.
I toni pacati ed educati saranno sempre la stella polare nel mio modo di fare politica. Ritengo sia l’unica strada per riavvicinare le persone alla politica e affrontare i problemi nell’interesse esclusivo del territorio. Con una popolazione da un milione di abitanti la nostra regione è marginale rispetto agli interessi nazionali. Siamo regione autonoma. Facciamo valere questa autonomia anche nel modo di fare politica. L’arroganza? Lasciamola a Roma
La mia casa è il PD: plurale, europeista, istituzionale e non populista
Io nel gruppo misto? La mia casa è il PD per i valori che mi appartengono: un partito plurale, europeista, istituzionale non populista.
Ho scelto di tesserarmi nel PD per la prima volta nel 2019 per i suoi valori: il pluralismo e l’europeismo prima di tutto, ma anche la capacità di approfondire i temi nel pieno rispetto delle istituzioni.
E’ vero, i rapporti tra me e il mio capogruppo Conficoni non sono idilliaci, ma ricadono nella sfera umana dei rapporti personali, per cui con alcune persone ci si trova meglio e con altre meno.
Nel PD ci sono molte persone con cui mi trovo allineata per la stessa visione di pensiero che significa un rispetto indiscutibile delle istituzioni, un partito aperto al confronto, alle idee vocato quindi a crescere e governare. Un partito che rifugge dal populismo ed è in grado di fare
sintesi accogliendo e rendendo suo anche un pensiero moderato e riformista. Stefano Bonaccini è l’esempio per eccellenza del partito in cui mi riconosco e che oggi trova nell’Emilia-Romagna il suo modello di buon governo.
Lo statuto è stato scritto in un periodo in cui l’entusiasmo era forte e le persone non mancavano, anzi, le si metteva alla porta se avevano una militanza nel civismo. Altri tempi se si pensa che oggi, per le europee nel PD si pensa di mettere esponenti della società civile ad aprire le liste e nelle prossime amministrative (che coinvolgeranno 115 comuni del Friuli Venezia Giulia) il Pd oltre al simbolo non ha neanche dei riferimenti civici.
Abbiamo bisogno di un partito che forma nei territori e i consiglieri regionali hanno un ruolo in questo oltre a far da tramite tra la normativa regionale e i consigli comunali . Cosa ben diversa e ritenuta inopportuna da molti, e’ fare il consigliere regionale e il capogruppo nei consigli comunali perché catalizza l’attenzione , la visibilità e rischia di non far crescere il resto del gruppo, soprattutto le nuove leve. C’è un dovere di ricambio generazionale nel nostro statuto oltre che un codice etico.
Lo statuto del PD nazionale può essere modificato solo dall’assemblea nazionale quindi non ha alcun senso chiamare in causa i consiglieri regionali
Tornando al mio passaggio al gruppo misto emerso sulla stampa ci tengo a precisare che è un’ipotesi che farebbe comodo solo ai miei avversari, perché andrebbe a minare la mia credibilità per isolarmi e silenziarmi irrimediabilmente.
Sono stata eletta con 187 preferenze in un Partito e non in una forza civica, per cui, nel rispetto del mandato elettorale che mi è stato dato, porterò a termine il mandato nel rispetto del mio elettorato e della città di Pordenone. Lotterò con tutte le mie forze per continuare a dare voce al mio pensiero e alla mia visione del mondo che richiede confronto più che scontro, dialogo e ascolto più che spot.
I toni pacati ed educati saranno sempre la stella polare nel mio modo di fare politica. Ritengo sia l’unica strada per riavvicinare le persone alla politica e affrontare i problemi nell’interesse esclusivo del territorio. Con una popolazione da un milione di abitanti la nostra regione è marginale rispetto agli interessi nazionali. Siamo regione autonoma. Facciamo valere questa autonomia anche nel modo di fare politica. L’arroganza? Lasciamola a Roma
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