Interrogazione sul Ramping Park. Parte uno: l’inclusione deve essere diffusa sul territorio.
Questa interrogazione è nata perché il 27 marzo 2023 l’amministrazione comunale presentava il piano delle opere pubbliche e in quell’occasione è stato illustrato, per la prima volta, il rendering del parco. Dopo aver ricevuto l’inoltro dell’invito dal mio capogruppo Nicola Conficoni, ci tengo a sottolineare che ero l’unica consigliera di minoranza a quell’incontro, in ragione del fatto che appartengo a un partito istituzionale, che l’opposizione la fa nelle sedi competenti dopo aver studiato e approfondito le questioni. Approfondimento che si fa anche partecipando agli eventi dell’amministrazione, se invitati.
Il principale elemento di contestazione dell’opera è che si spendano 570.000 euro di fondi PNRR destinati alla rigenerazione urbana, quindi destinati alle aree periferiche e degradate, in un area centrale e funzionale: il parco San Valentino.
Le motivazioni principali che hanno portato a questa scelta da parte dell’amministrazione sono essenzialmente due: creare un grande polo inclusivo, per le disabilità fisiche e intellettuali, oltre alla disponibilità dei bagni in funzione della struttura. Il Ramping Park, come riportato negli atti e risposto nell’interrogazione, sarà un’attrazione turistica a kilometro zero per le attività e inclusione dei soggetti più fragili, accessibile tutto l’anno.
Personalmente ritengo che l’attenzione dei più fragili passi da altre priorità (l’abbattimento delle barriere architettoniche e i servizi di sanità territoriali), l’amministrazione evidentemente sottovaluta che la struttura, essendo aperta, sarà comunque soggetta alle condizioni metereologiche per cui sarebbe un paradosso realizzare un ramping park inclusivo al San Valentino e togliere un servizio territoriale di prossimità al Galvani come il centro A.r.t.Sa.m
C’è poi il tema dell’impermeabilizzazione del suolo per realizzare la struttura e rendere accessibile anche alle sedie a rotelle.
Io ritengo che il Parco San Valentino sia già fruibile, motivo per cui, in un ottica di servizi ed economia diffusa sul territorio, se si vuole fare il ramping park, questo andrebbe fatto in aree più periferiche o che richiedono un miglioramento nelle strutture o nella supervisione, per esempio Parco Cimolai che si trova con una fontana dismessa e abbandonata nel suo centro oltre ai bagni perennemente chiusi perché non c’è nessuno che può controllarli o gestirli.
Eppure la presenza del bagno è condizione essenziale per la realizzazione della struttura che, a tutti gli effetti, è un’attrazione turistica. I bagni pubblici presenti al San Valentino possono essere ritenuti sufficienti per servire l’utenza quotidiana del parco e quella del futuro Ramping Park, ancora senza progetto esecutivo? Il bagno gestito potrebbe penalizzare la fruizione libera del servizio?
Ogni quartiere dovrebbe avere il parco di prossimità curato e facilmente fruibile anche da chi ha difficoltà motorie, che non sono solo i disabili, ma anche gli anziani, grande bacino di utenza delle aree verdi assieme ai bambini. Centralizzare può andare bene per alcuni servizi, ma l’inclusione e l’economia deve essere diffusa sul territorio a partire dalle periferie.
Ramping Park , parte due. L’opera è l’esempio concreto della mancata pianificazione territoriale e coordinamento tra enti.
Con l’interrogazione 43/2024 discussa il 30 settembre 2024 in consiglio comunale una parte della città di Pordenone può tirare un parziale respiro di sollievo: la realizzazione del ramping park al San Valentino è per il momento rinviata perché manca il progetto esecutivo (ricordo che l’avvio delle fondamenta era stimato entro fine settembre) e il comune di Pordenone ha intenzione di concentrare energie e risorse su altre opere i cui cantieri sono già avviati.
C’è però una domanda di fondo a cui non è stata data risposta e che riguarda il coordinamento tra enti territoriali e la pianificazione strategica sul territorio.
Un ramping park è un’attrazione prevalentemente a scopo turistico (a prescindere dalla connotazione sociale e inclusiva che il Comune di Pordenone vuole dare) e come tale deve avere un piano di sostenibilità economica. Ci può essere un aiuto di contributi e finanziamenti se ci si trova in un’area economicamente depressa (come per esempio la montagna) ma si ravvisa un interesse strategico (economia turistica, cura del territorio).
Pordenone progetta un ramping park per il Parco San Valentino, avvalendosi di un finanziamento PNRR per la rigenerarzione urbana di euro 570.000, senza fare una comparazione con una struttura funzionante in Piancavallo che dista appena 28 Km (poco più di 30 minuti d’auto). Non solo. La struttura di Piancavallo è destinataria di un trasferimento regionale di euro 200.000 euro per il miglioramento e ampliamento della struttura stessa.
Una valutazione sul piano economico e strategico della coesistenza tra le due strutture dovrebbe essere fatto, ma da chi?
Bastano le interlocuzioni tra il comune di Aviano e Pordenone, o dovrebbe subentrare la Regione e la promoturismo FVG?
E’ evidente che manca una strategia di coordinamento territoriale con il rischio che il nuovo ramping park di Pordenone diventi un costo per la collettività più che un’opportunità.
Basta solo pensare che i 20.000 euro annui di costi manutentivi del nuovo parco acrobatico indicati negli atti si riferiscono alla sola manutenzione del verde. A questi andranno aggiunti i costi per la manutenzione della struttura stessa, che a differenza di quella di Piancavallo, sarà completamente artificiale. Non è dato sapere chi sosterrà i costi, se il gestore o il comune, così come non è dato sapere se il prezzo del biglietto sarà allineato, maggiore o minore rispetto a quello di Piancavallo. Io credo che questi elementi dovrebbero essere già stimati dall’amministrazione in un piano di sostenibilità economica della struttura per arrivare alla conclusione che o il bilancio si regge da solo o qualcuno dovrà pagare: ma chi? Ai cittadini le riflessioni.
Consigliera comunale
Irene Pirotta
